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Il meteo a Soelden la mattina dell' Oetztaler 2013 |
Dovevamo essere in 3. Siamo partiti da Ravenna in 2. In griglia a Soelden ci è andato 1. All'arrivo, purtroppo, nessuno.
Può sembrare la sintesi di una debacle assoluta. E forse lo è. ...Ma forse no.
Almeno per quanto mi riguarda, questa trasferta ha comunque un grande valore, per aver impresso indelebilmente nel mio cuore di sportivo il significato del detto "si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie".
Non che puntassi a chissà quale risultato (ho la collezione di maglie e di spille finisher "unter 9 stunden" = sotto le 9 ore), ma la condizione fisica c'era e, nonostante il tempo inclemente, l'abbigliamento era adeguato.
Era la motivazione giusta che, evidentemente, mi mancava. Strano, per uno che da 8 anni a questa parte mette l'Oetzy in cima agli appuntamenti stagionali.
Quando alle 5 della mattina della corsa ho visto dalla finestra che pioveva, ho capito che non avrei potuto migliorare il mio tempo e così, dopo aver portato a spasso la bici per qualche chilometro di gara, mi sono girato prima di imboccare la salita del Kuhtai.
La sensazione che ho provato è stata di liberazione.
Decisione saggia, per carità, anche perché la fidanzata mi ha ringraziato per non averla fatta stare in pensiero per tutto il tempo di gara.
E d'altro canto ho visto tornare a Soelden tantissimi pullman pieni di concorrenti ritirati, semiassiderati per aver valutato erroneamente l'abbigliamento da usare in una granfondo di montagna sotto l'acqua (4500 iscritti, 3300 partenti, 2000 arrivati, 1300 ritirati in gara).
Però, ore dopo, assistendo all'arrivo dei finisher, scorgevo sui volti e negli sguardi di ognuno di loro quella soddisfazione unica e quell'orgoglio immenso per avercela fatta, espressioni e sentimenti che sovrastavano di gran lunga la maschera di fatica che comunque comporta il portare a termine l'Oetztaler, a prescindere dal risultato cronometrico che ne scaturisce.
Lì ho capito che il mio ritiro era dovuto non alla paura di patire troppo freddo in gara, ma per l'approccio sbagliato.
Puntare esclusivamente a migliorare il tempo non è il modo giusto per avvicinarsi ad una granfondo, questa in particolare.
Essere cicloamatori deve significare prima di tutto pedalare per divertirsi.
Questo è l'insegnamento che mi ha dato l'Oetztaler 2013.
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Il Passo Rombo. Sogno e spauracchio di ogni concorrente dell'Oetztaler. |